Genere: Introspettivo, Sentimentale
Personaggi: Daisuke Ronoaka
Pairing: Daisuke/Akira
Disclaimer: Tutta roba mia e della mia testolina, pertanto qualsiasi somiglianza con persone realmente esistenti (se presente ma non credo proprio) è completamente casuale e non voluta.
Wordcount: 1135 (FiumiDiParole)
Akira Hideyuki non era ancora tornato dalla sua sessione pomeridiana di allenamenti e, conseguentemente, il suo coinquilino Daisuke Ronoaka era ancora da solo nell'appartamento che condividevano.
Daisuke era seduto sul divano a gambe incrociate con il suo immancabile computer portatile appoggiato sopra di esse, l’unica cosa che fosse in grado di non annoiarlo mai a dispetto delle ore che vi passava davanti.
Il ragazzo indossava una larga e dimessa tuta da ginnastica nella quale stava decisamente comodo, l'ideale per stare in casa a non fare niente. I lisci e relativamente lunghi capelli azzurri erano sciolti e poggiavano inerti sulle sue spalle, circondandogli il volto senza cadervi sopra.
L'appartamento era immerso in un silenzio tale da far accapponare la pelle. In quell'assoluta assenza di suoni e rumori persino i suoi respiri riecheggiavano amplificati un migliaio di volte e ciò non concorreva a rendere l’ambiente più accogliente.
«Che desolazione...» borbottò Daisuke con un sospiro, sollevando le mani dalla tastiera e distogliendo il viso dallo schermo innanzi a sé, guardandosi intorno sconsolato: iniziava a sentire veramente la mancanza di Akira.
Non ne sentiva la mancanza perché si stava annoiando: con il suo computer era difficile che ciò accadesse; semplicemente, tutto quel silenzio iniziava a dargli sui nervi. Quando c'era il suo compagno in casa non c'era mai timore che ci fosse troppo silenzio: quel ragazzo riusciva a creare anche involontariamente una confusione degna di ben dieci persone.
Nel formulare tale pensiero il Ronoaka si lasciò sfuggire un sorriso che l'attimo dopo si trasformò in una specie di smorfia piena di tristezza. In quel momento pensare all’Hideyuki non faceva affatto bene al suo stato d’animo.
Il ragazzo si frugò in una tasca laterale dei pantaloni ed estrasse il cellulare. Scorse velocemente le voci salvate in rubrica fino a trovare il numero telefonico che gli interessava.
Fissò qualche istante lo schermo, sovrappensiero:
«Avrà il telefonino acceso...? Mi risponderà? Spero tanto di sì...».
In realtà sapeva bene che Akira preferiva tenere spento il cellulare quando era in palestra perché lo reputava una inutile perdita di tempo perché gliel’aveva detto lui chiaramente; tuttavia, qualche volta era capitato che, avendo provato a chiamarlo, era riuscito ad ottenere una risposta, per cui c’era sempre una speranza - per quanto remota fosse - che anche quel giorno gli rispondesse.
«Be', c'è solo un modo per scoprirlo...» si disse tra sé e sé con una scrollata di spalle.
Avviò la ch...
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