1. Capitolo 2: Agony and solution

    AvatarBy Fiamma Drakon il 31 Jan. 2013
     
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    Genere: Commedia, Generale, Introspettivo, Romantico
    Personaggi: Ann Layer, Dorian Wilde, Fenix Cartier, Gregory Swift, Liam Montgomery, Nathan Macmillan, Yvonne Stainer
    Pairings: Dorian/Yvonne, Fenix/Yvonne (one-sided)
    Prompt: 11. Spirito spezzato @ 500themes_ita
    Disclaimer: Tutta roba mia e della mia testolina, pertanto qualsiasi somiglianza con persone realmente esistenti (se presente ma non credo proprio) è completamente casuale e non voluta.
    Wordcount: 2304 (FiumiDiParole)


    Mentre percorreva a ritroso la strada per il dormitorio, Dorian si accorse di stare velocizzando sempre di più il passo, tanto da essere arrivato ad una sorta di piccola corsa.
    Non cercò di rallentare e tranquillizzarsi - come probabilmente gli avrebbe suggerito di fare Gregory - bensì accelerò ulteriormente con l'intento di raggiungere la sua camera il prima possibile.
    Dentro si sentiva un vero schifo e quel suo disagio si rifletteva nel suo desiderio impellente di mettere quanta più distanza possibile tra se stesso e tutti gli altri.
    Non riusciva a dare una forma né un senso a quel che stava provando. Tutto quel che sapeva era che, qualsiasi cosa fosse, faceva terribilmente male.
    Andare controcorrente in corridoio si rivelò molto più faticoso di quanto avesse potuto immaginare: la folla degli studenti era come un muro abbastanza compatto. Penetrarlo era fattibile, anche se difficile; tuttavia, il desiderio di Dorian di andarsene era tale che, anche dove gli studenti facessero resistenza, lui riusciva ad aprirsi con la forza una strada.
    Attraversare l'intero corridoio in quel modo fu atroce e più lungo del previsto, ma Dorian riuscì a districarsi ed uscirne, anche se la sua espressione torva e delusa faceva preoccupare.
    Mentre procedeva spedito verso il dormitorio, non alzò mai gli occhi dal pavimento, come se temesse di incrociare qualcuno - magari proprio la sua amata Yvonne.
    Una volta arrivato, si affrettò ad entrare e chiudersi la porta alle spalle.
    Nella piccola sala comune c'era ancora qualche studente che o stava tardando per il pranzo o aveva già finito e si stava organizzando per il pomeriggio. Comunque, indipendentemente dal loro scopo, i pochissimi occupanti della sala comune si voltarono all'indirizzo di Dorian non appena questo si chiuse alle spalle la porta.
    Gli occhi di tutti o quasi incollati addosso, benché fossero poche persone, misero ulteriormente a disagio il Wilde, che attraversò la saletta di corsa mantenendo inchiodato al pavimento lo sguardo.
    Percorse velocemente un altro piccolo corridoio e finalmente arrivò alla sua camera da letto.
    Si ritrovò davanti alla stanza vuota e silenziosa, situazione piuttosto curiosa ed insolita dato che non erano esattamente ragazzi tranquilli - e tutti loro ne erano perfettamente consapevoli.
    Dorian posò la borsa con i libri - praticamente scaraventandola sulla sedia della scrivania - poi si andò a sdraiare sul suo copriletto, affondando il viso nel cuscino.
    Si sentiva un idiota e si sentiva tradito, anche se non capiva perché. Lui non era fidanzato con Yvonne anche se gli piaceva da anni. Non aveva il diritto di dirle cosa poteva fare o meno, lo sapeva perfettamente e tuttavia pensava che quello di innamorarsi di un'altra persona - conosciuta da poco per giunta - fosse un vero e proprio torto nei suoi confronti.
    Lui sapeva di non avere la minima chance con lei e che quest'ultima aveva tutto il diritto di scegliere di amare chi voleva.
    Era confuso: un lato di sé sentiva di aver subito un grave torto che non meritava; l'altro, invece, sapeva di non avere il minimo diritto decisionale su Yvonne.
    Adesso gli appariva futile tutto il tempo che aveva speso in sua compagnia, anche se non l'aveva fatto con il preciso obiettivo di conquistarla.
    Le lacrime gli pungevano ai lati degli occhi e a stento Dorian riusciva a reprimerle.
    «Non devo piangere» continuava a ripetersi, tirando su con il naso, sbattendo furiosamente le palpebre per scacciare le lacrime «Non... devo piangere... non devo...».
    Però, più se lo diceva e cercava di sopprimere l'impulso e più non riusciva a farcela.
    Nascose il volto nel cuscino e cominciò a singhiozzare senza freni, le spalle e la schiena scossi dai singhiozzi. Ogni tanto inspirava tremando, il fiato che raschiava i denti ed il palato.
    Nel sicuro rifugio offertogli dal suo guanciale, Dorian si sciolse in lacrime, sfogando tutto il suo dolore.
    Passati diversi minuti - che al ragazzo parvero un'infinità di tempo in più - la porta della stanza si aprì ed entrarono Liam e Gregory.
    «Oh? Scusa, non abbiamo bussato...» esclamò Liam, facendosi avanti con passo leggermente incerto.
    «È un momentaccio, credo...» commentò Gregory a mezza voce, rimanendo sulla porta ed osservando intensamente il compagno prono sul letto.
    Il Montgomery gli scoccò un'occhiata interrogativa, ma ogni sua osservazione venne stroncata dal sollevamento del capo di Wilde.
    «Ooooh... cazzo...» fu tutto quel che Liam riuscì a dire, osservandolo.
    Dorian versava in condizioni che definire penose era eufemistico: il ragazzo aveva le guance rosse come se fosse stato appena preso brutalmente a schiaffi e sudava anche. Dai suoi occhi arrossati in modo incredibile scendevano fiumi di lacrime che sembravano non finire mai e stava pure sbavando un po' per il suo continuo stare con la bocca parzialmente aperta.
    Dal naso gli colava del muco che lui continuava a tirar su tra un singhiozzo e l'altro.
    «Ehi, tutta questa scenata per una ragazza? Manco sei sicuro che sia fidanzata con quel Fenix...!» esclamò Liam con l'intento di tirarlo su di morale oppure di prenderlo per i fondelli. Gregory non riusciva a capire di quale delle due opzioni si trattasse; così decise semplicemente di far finta di niente.
    Attraversò la camera e andò a sedersi sul bordo del letto di Dorian, così da potergli parlare con calma.
    «Dorian?» chiamò a bassa voce, quasi temesse d'essere udito da qualcuno che non fosse il suo diretto interlocutore.
    Da quest'ultimo giunse solo un mugolio.
    «Guarda che piangere non serve a niente» cercò di farlo ragionare Gregory.
    Stavolta, assieme ad un respiro rumoroso, Dorian disse anche: «L-lo so».
    «E allora perché piangi...?».
    Il Wilde alzò lo sguardo verso il viso di Swift.
    «N-non riesco a smettere...» bofonchiò.
    «Questo l'avevamo capito...» s'intromise Liam in tono sarcastico, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Gregory.
    «I-io... perché Yvonne...» esordì balbettando Dorian.
    «Smetti di fare la femminuccia piagnucolona e reagisci!» esclamò Liam d'un tratto, cogliendo alla sprovvista entrambi «Non vuoi che Yvonne si innamori di un altro? Bene, impegnati per conquistarla te!».
    Gregory lo guardò con espressione interdetta per qualche momento: non si aspettava che incitasse Dorian a reagire. Non gli sembrava proprio da lui.
    «Come faccio?».
    Dorian aveva alzato la testa a guardarlo, lo sguardo corrugato in un'espressione arrabbiata.
    «L'hai visto quello? Io non sono così bello!» protestò. Era verissimo: anche se non si imponeva alcun limite per i pasti, era consapevole di non essere propriamente un Adone.
    «Vuoi permettere a quel pallone gonfiato di portarti via Yvonne? Allora rimani qui a piangerti addosso! Ma se vuoi conquistarla veramente devi cambiare atteggiamento ed essere pronto a tutto» proseguì il Montgomery risoluto.
    Gregory notò una scintilla di determinazione accendere lo sguardo del Wilde, come se all'improvviso la vita fosse tornata a scorrere in lui.
    «E come posso fare?» domandò, e stavolta il tono con cui pose il quesito era quello proprio di un interrogativo vero, non quello di un ostacolo la cui presenza veniva sottolineata per marcarne l'insuperabilità.
    «Potresti provare a migliorare l'aspetto fisico».
    Nathan comparve sulla porta della stanza all’improvviso con un libriccino in mano ed uno sguardo determinato e serio.
    I tre compagni lo guardarono in attesa che spiegasse la sua affermazione criptica.
    Nathan entrò nella stanza camminando lentamente, con il passo tipico di chi ragiona mentre si muove.
    «A Yvonne piace "Il ritratto di Dorian Gray"» esordì con un dato di fatto così scontato che il proseguo del ragionamento rimase oscuro a tutti i suoi ascoltatori «E Dorian Gray si caratterizza per...?».
    «... l'ossessione della giovinezza eterna?» azzardò Gregory.
    «... l'essere un gran egoista e narcisista?» tentò Liam.
    Dorian tacque un momento prima di rispondere: «La bellezza».
    Yvonne gli aveva fatto venire mal di testa a furia di ripetergli quanto quel personaggio fosse non solo bello, ma anche ossessionato dalla ricerca del bello. Un esteta in tutti i sensi.
    «Esatto» disse il Macmillan «Dorian Gray, nel libro ed in tutte le numerose trasposizioni cinematografiche, è sempre molto bello».
    «Stai cercando di incitare Dorian a diventare come il suo omonimo squilibrato?» indagò Liam.
    «Non deve cambiare per forza così tanto se non lo vuole!» intervenne Gregory.
    «Ehi, io ho solo proposto! La scelta è totalmente sua» si difese Nathan, alzando le mani in segno di resa.
    Dorian ci stava riflettendo su: cambiare aspetto fisico di punto in bianco ed in modo così radicale era impossibile, specialmente se lui non lo voleva davvero.
    «Ma io lo voglio...?» si trovò a chiedersi.
    Fin da quando era piccolo tutti lo prendevano in giro per i suoi chili di troppo e la sua fame incredibile. Una volta ricordava che alle elementari aveva provato a diminuire le dosi, ma non gli era servito a molto.
    Adesso, però, c'era ben altro motivo per cui impegnarsi nel dimagrire, ovverosia Yvonne. Era veramente disposto a perdere tanti chili pur di averla...?
    In cuor suo la risposta era già chiara.
    «Sì! Voglio farlo» dichiarò convinto. A volte in passato aveva provato ad immaginare come sarebbe stato se avesse avuto un peso nella norma, ma la scarsa voglia di mettersi a dieta gli aveva fatto passare l'idea. Adesso, però, era veramente determinato. Non sarebbe stato più oggetto di scherno da parte degli altri ed avrebbe potuto duellare più o meno alla pari con quel Fenix Cartier.
    «Vuoi farlo sul serio?!».
    Liam non credeva alle proprie orecchie: con tutto quel che mangiava durante il giorno era impossibile che dimagrisse. Era il suo abituale regime alimentare, come avrebbe potuto cambiarlo...?!
    «Sei sicuro? Non devi abbassarti a cambiarti per Yvonne se non vuoi...».
    Gregory era del parere che dovesse sì impegnarsi nel dimostrarle il proprio amore, ma che dovesse anche rimanere se stesso.
    «Sì, sono assolutamente sicuro! Voglio dimagrire!» sentenziò Dorian, ribadendo ancora una volta il concetto.
    Nathan sorrise.
    «Bene, allora cominciamo affrontando la lettura del tanto decantato ritratto di Dorian Gray!» esclamò.

    «Basta, è troppo non ce la faccio più...» lamentò Liam, abbandonandosi ad un vistosissimo sbadiglio «Quante pagine mancano...?».
    «Una cinquantina... più o meno» rispose Dorian, sforzandosi di rimanere concentrato su quel che stava leggendo.
    Gregory - seduto di fianco a lui sul pavimento ma dal lato opposto rispetto a Liam - gettò un'occhiata al proprio cellulare appoggiato poco distante: sul display in standby l'orologio segnava le undici e mezza di sera.
    «Non credete che dovremmo andare a dormire? Facciamo già abbastanza fatica a svegliarci quando andiamo a dormire alle undici...» constatò.
    «Devo finire... ormai manca poco...» intervenne il Wilde. Non aveva intenzione di riprendere la lettura in un secondo momento, non dopo aver passato letteralmente tutta la giornata a leggerlo assieme a Liam e Gregory.
    Loro tre avevano fatto occupazione del pavimento al centro della camera.
    Nathan, invece, aveva occupato la scrivania, che in quel momento era ricoperta di libri di letteratura. Lui era chino intento a leggerne uno, tutto concentrato.
    «Penso che sia una cosa comune il non volerlo leggere poi... no?» intervenne in tono quasi del tutto casuale.
    «Ma perché dobbiamo leggerlo anche noi?» domandò Liam.
    «Perché dovremo aiutarlo tutti. Non ce la può fare da solo» spiegò con naturalezza il Macmillan.
    «Ehi!» disse Dorian, sentendosi profondamente offeso dal commento.
    «Hai davvero la forza di volontà necessaria a sostenere una dieta rigida...?» gli domandò Nathan, inarcando un sopracciglio con aria perplessa.
    L'amico assunse un cipiglio disagiato, quindi rispose con tono incerto: «No... non credo...», e riprese a leggere.
    «Perché tu non lo stai leggendo anche tu, Nathan?» domandò Gregory, fissando la schiena dell’amico.
    «Perché io l’ho già letto» fu la semplice risposta che gli fornì quest’ultimo senza voltarsi.
    Trascorsero un'altra ora nel silenzio più o meno carico di concentrazione in cui era immersa la stanza; infine, Dorian chiuse con un gesto secco il libro prestatogli dal Macmillan ed i suoi due "compagni di lettura" tirarono un sospiro di sollievo.
    «E io dovrei diventare come questo qui...?!» chiese Dorian, stupito: il suo omonimo era una persona veramente orribile - caratterialmente parlando. Adesso che aveva letto il libro se ne rendeva totalmente conto.
    «No, non devi diventare una sua copia» lo rassicurò Gregory, personalmente impressionato dal genere di persona che era Dorian Gray.
    «Esatto» convenne Nathan, girando la sedia per guardare gli altri. Tra le mani reggeva il libro che stava leggendo, un volume di letteratura, a giudicare dal titolo riportato in copertina - "Estetismo: la vita come un'opera d'arte".
    «Devi almeno somigliare» il Macmillan fece una pausa per sottolineare accuratamente l'ultima parola «... ad un esteta».
    L'affermazione - peraltro pronunciata con un certo entusiasmo - fu accolta da un silenzio piuttosto fitto, rotto solo in un secondo momento da un improvviso sbadiglio da parte del diretto interessato.
    Stava morendo di sonno. Gli sembrava strano di non essere ancora crollato, di solito quand’era assonnato non gli ci voleva molto a cadere.
    «Un esteta?» ripeté, senza capire né sforzarsi di farlo.
    «Sì, una persona che "vuole fare della sua vita un'opera d'arte"...» spiegò Nathan paziente, leggendo una porzione del testo presente nel libro che aveva tra le mani.
    Dorian sbadigliò di nuovo e sbatté confuso le palpebre.
    «Mi sa che spiegargli le cose a quest'ora è inutile... guardalo! È già nel mondo dei sogni...!» s'intromise Liam con veemenza, scocciato dal fatto che lui potesse dormire in piedi nonostante fosse il diretto interessato.
    Il Macmillan parve ragionarci sopra qualche momento, infine decretò: «Sì, hai ragione».
    Ciò detto, si alzò e andò ad afferrare Dorian per le braccia.
    «Forza Dorian alzati. Si va a letto» disse.
    Il Wilde oppose un po' di resistenza.
    «Uhm, no... posso stare ancora in piedi...» protestò biascicando, gli occhi che gli si chiudevano praticamente da soli.
    «Certo, come no» lo prese in giro bonariamente Liam, mentre Gregory cercava di sollevarlo spingendolo dal basso.
    Grazie all'azione congiunta di quest'ultimo e di Nathan, Dorian riuscì a riacquistare una posizione eretta.
    «Andiamo, coraggio. A dormire» lo esortò di nuovo il Macmillan.
    Dorian gli rivolse un'occhiataccia.
    «Okay...» acconsentì, dirigendosi verso il fondo del letto, dove aveva messo il pigiama quella mattina stessa.

    «Ehi, bello addormentato, sveglia!».
    Dorian venne svegliato di soprassalto da un paio di mani che si abbatterono sulla sua pancia accompagnate da un grido che dal tono sembrava una dichiarazione di guerra.
    Il Wilde sgranò gli occhi, fissando il sotto del letto sopra di sé, prima di spostare la sua attenzione sul suo aggressore.
    «Nathan, che cazzo urli a quest'ora...?!» si lamentò biascicando, girandosi sul fianco ed affondando il viso nel cuscino.
    Era stanco morto. Non aveva la minima voglia di alzarsi e andare a lezione.
    «Avanti, alzati! È già suonata anche la sveglia!» esclamò Nathan, afferrandogli le coperte e tirandole via.
    L'amico si rannicchiò sul materasso per scaldarsi.
    «Ehi!» brontolò.
    «Avanti, alzati e vestiti. Oggi è una giornata importante: andremo in palestra!» annunciò Nathan sorridendo.
    Dorian lo guardò allibito.
    «Che cosa?!».
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