1. Incidenti domestici
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    Cassian/Amedeus
    By Fiamma Drakon il 6 July 2014
     
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    Genere: Slice of life
    Personaggi: Amedeus Haywood, Cassian Gaylord
    Pairing: Cassian/Amedeus
    Prompt: Caldo + Inverno + Caffè nero bollente per LDF's The Pirates @ fiumidiparole
    Disclaimer: Tutta roba mia e della mia testolina, pertanto qualsiasi somiglianza con persone realmente esistenti (se presente ma non credo proprio) è completamente casuale e non voluta.
    Wordcount: 1707 (FiumiDiParole)


    Novembre era cominciato nel modo peggiore possibile: una bufera di neve aveva investito la città, bloccando ogni attività e costringendo i cittadini a rintanarsi in casa in attesa che il tempo migliorasse e i negozi potessero riaprire. Nel frattanto ognuno doveva arrangiarsi con ciò che aveva in casa e sperare di poter andare presto a fare rifornimento.
    «Di questo passo non resisteremo più di due giorni...» bofonchiò Amedeus Haywood, rannicchiato sul divano in soggiorno, una coperta avvolta attorno al corpo gracile. La sua carnagione naturalmente pallida lo faceva sembrare terribilmente malato. Nel pallore del suo viso spiccavano nitidi i suoi occhi verdi, per una volta liberi dagli occhiali, che giacevano abbandonati su un tavolinetto vicino. Non gli servivano al momento dato che era ipermetrope ed il suo compagno era seduto un po' distante da lui.
    Aveva i capelli corvini spettinati e la divisa che in genere glieli divideva sulla sommità della testa sembrava sparita.
    «Ehi, Cassian hai capito? Smettila di mangiare tanto!» sbottò rivolto al suo partner.
    Cassian Gaylord stava mangiando - o per dir meglio si stava abbuffando - in totale tranquillità, ignorandolo.
    Sentendosi richiamare esplicitamente si volse di scatto, assumendo un cipiglio innocente. Non gli riuscì difficile, poiché - nonostante fosse un ragazzo di vent'anni - il suo viso aveva conservato un che di fanciullesco che a lui personalmente un po' dava fastidio. L'unica traccia della sua età effettiva era la barbetta ispida che si ostinava a non radere per cercare di sembrare più maturo.
    «Non sto mangiando tanto! Ho solo fame...!» si difese dopo aver deglutito un boccone di hamburger. Adorava i cibi da fast food e ne faceva sempre incetta benché Amedeus continuasse puntualmente a fargli notare che non gli facevano bene e lo facevano ingrassare - anche se in realtà non aveva nemmeno un grammo in eccesso. Probabilmente aveva un metabolismo che bruciava i grassi allo stesso ritmo con cui li ingeriva.
    «La tua fame ci farà rimanere presto a corto di provviste...!» lo rimproverò ancora Haywood.
    Cassian addentò di nuovo il suo hamburger e, masticando il suo boccone, porse il resto del panino al compagno.
    «Lo vuoi tu questo?» chiese gentilmente.
    «No» replicò secco l'altro, stringendosi addosso la coperta «Non ho fame».
    «Ma Amedeus non hai mangiato quasi niente...! Non sei già abbastanza magrolino?» gli fece notare Gaylord, al che l'altro avvampò di colpo.
    «I-io non sono magrolino e non digiuno per esserlo! Sono così per costituzione!» sbottò indignato.
    Si alzò in piedi e fece per allontanarsi con impeto.
    «A-ah, scusami lo so è-è solo che...» iniziò a chiedere scusa Cassian, ma Amedeus rovinò a terra improvvisamente, interrompendo il suo discorso.
    Il ragazzo si precipitò al suo fianco abbandonando la sua cena.
    «Amedeus! Stai bene?» chiese preoccupato, aiutandolo a rialzarsi. Era talmente robusto rispetto al suo partner che per lui sollevarlo era come alzare un foglio di carta.
    «Sì, sto bene è solo la protesi...» spiegò Haywood a disagio di fronte a tanta preoccupazione nei suoi confronti.
    D'istinto si portò una mano alla gamba sostituita in parte dall'arto meccanico, come a proteggerla. La protesi si era resa necessaria dopo un orribile incidente che aveva subito qualche anno prima e da allora Cassian si era sempre occupato di lui sia dal lato sentimentale sia per quanto riguarda la messa a punto dell'arto. Subito infatti la sua attenzione si spostò sulla sua gamba.
    «Ti fa male? C'è qualche problema con l'articolazione...? In genere in inverno posson...».
    «Non preoccuparti, ho solo male all'attaccatura...» cercò di rassicurarlo Amedeus, posando imbarazzato le sue mani sottili su quelle molto più grandi del suo compagno.
    Si vergognava un po' della sua debolezza fisica e non voleva che Cassian si angosciasse troppo per qualcosa da nulla: spesso capitava che avesse dolore all'attaccatura della protesi, soprattutto nei giorni freddi. Dopotutto l'innesto era in metallo, per cui era comprensibile che - essendo esso un materiale che conduceva ottimamente il calore - si raffreddasse al punto da congelargli i muscoli vicini.
    «Be' allora togli la protesi» gli disse Cassian con semplicità «Non voglio che rischi l'osso del collo per un problema del genere».
    «È solo il freddo... e poi non voglio essere costretto seduto!» rispose Haywood.
    Il suo partner lo sollevò di peso, riportandolo sul divano, posandolo sopra la sua coperta. A quel punto gli sollevò il pantalone che cadeva largo a nascondere quasi per intero la protesi, risalendo verso l'attaccatura dell'arto con la mano.
    «Fermo, cosa stai...» esclamò indignato Amedeus, il volto in fiamme per quell'intrusione improvvisa.
    Un pesante clank gli fece capire subito cosa aveva appena fatto, oltre alla rimozione di un forte peso dal moncone della sua coscia. Il sollievo che gli si diffuse nel corpo rivelò quanto in realtà il suo organismo fosse grato al suo compagno per quanto aveva appena fatto.
    Le dita di Cassian gli accarezzarono la carne cicatrizzata cui l'attacco per la protesi era fissato, provocandogli assieme dolore e piacere.
    «Sei freddo, Amedeus» constatò il ragazzo spiccio, piantandogli in viso uno sguardo talmente serio e preoccupato che il suo interlocutore non riuscì a non arrossire e tacere «Devi scaldarti» concluse.
    Il viso di Cassian in quel preciso momento gli era talmente vicino che gli sarebbe bastato un piccolo movimento della testa per congiungere le proprie labbra alle sue. Il problema era che, essendo fortemente ipermetrope, non riusciva a focalizzare la localizzazione di ogni parte della sua faccia; pertanto era restio a baciarlo.
    «N-n-non serve...» balbettò agitato, pensando a Cassian che lo avvolgeva con le sue lunghe e forti braccia. Lo mandava in confusione pensare a cosa avrebbe potuto fare per scaldarlo.
    «Ti preparo un caffè» dichiarò Gaylord, cogliendolo completamente alla sprovvista.
    «Eh?» fece Haywood, sbattendo perplesso le palpebre «A-ah... sì» rispose cercando di dissimulare il suo sollievo e la vergogna.
    Cassian si sollevò in piedi, carezzandogli i capelli teneramente, spettinandoglieli.
    «Okay, tu mettiti sotto la coperta e io ti porto un bel caffè nero bollente, proprio come piace a te» esclamò in tono determinato prima di andarsene e lasciare il suo fidanzato da solo.
    Amedeus obbedì in silenzio, avvolgendosi di nuovo al caldo nella coperta, affondandovi il viso per nascondere il rossore che gli aveva inondato le guance.
    Aveva subito pensato che Cassian avesse intenzione di fare l'amore con lui per scaldarlo a dovere. Perché era saltato subito a certe conclusioni? Si sentiva un imbecille e un pervertito.
    «Per fortuna non si è accorto di niente...» si disse sollevato, pensando quasi che tutti i suoi pensieri li portasse magicamente scritti in faccia. In quel momento sarebbe volentieri sparito nel nulla.
    La coperta cominciò a restituirgli un po' di piacevole tepore dopo pochi minuti che la indossava, anche se la gamba mezza congelata non sembrava essere recuperabile con così poco.
    Si toccò la coscia, scoprendo che Cassian era stato eufemistico dicendo che era freddo: la sua gamba era gelida. Aveva il serio dubbio che ci fosse ancora del sangue circolante nell'arto e soprattutto che i tessuti non fossero andati in necrosi.
    Come faceva a muovere la gamba era un mistero.
    Cercò di avvolgersi maggiormente la coperta attorno al moncone, sperando di riuscire a rimediare al danno che aveva provocato senza neanche accorgersene.
    Rannicchiato in un angolo del divano, Amedeus si addormentò nel giro di poco, la gamba che gli doleva intorpidita dal gelo.
    Quando Cassian ritornò con una tazza di caffè caldo posato su un vassoio, una ventina di minuti più tardi, si sorprese di trovarlo assopito in posizione fetale, infagottato in maniera buffa nella sua coperta.
    Le sue guance si imporporarono leggermente mentre constatava che da un lato della sua bocca colava un filo di bava.
    «Starà dormendo profondamente...» rifletté tra sé e sé, sorridendo intenerito.
    Amedeus era così fragile ai suoi occhi che non credeva possibile riuscire a provare ancor più dolce affetto nei suoi confronti di quanto già provasse, eppure in quel momento una fitta di dolcezza lo trafiggeva come una spada al solo vederlo in quella posizione.
    Gli avrebbe asciugato la bocca e poi l'avrebbe accarezzato. C'era la possibilità che si svegliasse, ma quale risveglio migliore c'era dell'essere ridestato dalle premurose carezze del proprio fidanzato?
    A Cassian sarebbe piaciuto, pertanto era convinto che anche Amedeus l'avrebbe apprezzato.
    Fece per avvicinarsi, ansioso di vedere quale tipo di reazione avrebbe avuto il suo compagno; tuttavia calcolò male la distanza nello spazio tra il suo piede e la zampa del tavolinetto basso situato davanti al divano.
    Inciampò in essa e cadde in avanti. La tazza di caffè volò via dal vassoio e andò a rovesciarsi sulla coperta in cui il suo coinquilino era avvinghiato, col risultato che Amedeus finì con lo scottarsi col caffè. Cercò invano di divincolarsi dalla coperta e rotolò sul tappeto sbattendo la testa contro il divano.
    «Amedeus? Amedeus?!» chiamò Cassian agitato, tendendogli una mano per aiutarlo, ma l'altro ignorò completamente il suo tentativo di venirgli in soccorso, troppo occupato in altre cose: «Brucia, brucia!».
    L'altro cercò di divincolarlo dalla coperta mentre si agitava come in preda a spasmi, lamentandosi a voce alta. La riuscita dell'impresa però non servì a placarlo: la bevanda era ovviamente penetrata nel tessuto ed aveva macchiato anche i vestiti, colpendo in parte il maglione ed in parte i pantaloni.
    Amedeus rantolava e a Cassian non rimase altro da fare che spogliarlo, forzandolo a sottostare ai suoi gesti grazie alla sua maggiore forza fisica.
    Fu così che Haywood nel giro di pochi minuti si ritrovò completamente nudo a contatto con il freddo pavimento del soggiorno.
    Gaylord si disfece dei vestiti semplicemente appallottolandoli e gettandoli lontano.
    «Come ti senti? Ti brucia ancora?» si premurò di informarsi immediatamente, adesso che il suo coinquilino sembrava essere in condizione di ascoltarlo senza soffrire.
    «No... grazie» rispose esitante Amedeus, abbassando lo sguardo imbarazzato sul proprio corpo nudo. Non gli piaceva che il suo fisico mingherlino fosse in bella vista; difatti cercò di nascondersi con le braccia.
    Cassian si accorse del gesto e lo bloccò.
    «Lo sai che mi piaci» gli mormorò sulle labbra, accarezzandogli una guancia ed attirando allo stesso tempo il suo viso verso di sé «Non ti devi nascondere...».
    Senza esitazioni gli posò le labbra sulla bocca, chiudendo gli occhi per assaporare meglio quell'intimo contatto. Amedeus si lasciò trasportare dai movimenti dell'altro e rispose timidamente al bacio, cominciando ben presto a rabbrividire a causa della prolungata mancanza di vestiti. La temperatura nella stanza non era tale da consentirgli di rimanere nudo a lungo.
    Cassian se ne accorse.
    «Mi dispiace per il caffè» si scusò «Ti porto subito un'altra coperta» soggiunse «E anche una borsa d'acqua calda... per la gamba».
    Ciò detto Gaylord si alzò e si affrettò ad andare a cercare quanto aveva detto. Amedeus rimase tremante dov'era, incapace di risalire sul divano senza un qualche aiuto a causa della protesi mancante.
    Una volta che Cassian fu tornato con l'occorrente, venne sollevato e deposto sul divano. Diversi strati di coperte gli vennero avvolti attorno e sul moncone di gamba gli venne posata la borsa d'acqua calda.
    «Così va meglio?» domandò l'altro, sedendosi accanto a lui.
    «Sì, grazie» replicò Amedeus, accoccolandosi contro il torace del suo compagno più giovane, che gli passò un braccio attorno e lo strinse ancor più vicino a sé, sperando così di trasmettergli almeno in parte il suo calore corporeo.
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